Uno degli artisti su cui focalizzammo l’attenzione era il mitico attore Pietro De Vico, che andammo a trovare nella sua casa di Roma.
Fin da piccolo aveva “respirato” Bellezza; nonno musicista, padre amante del teatro, zio professore di musica, per cui era naturalmente approdato alla recitazione.
Esponente di spicco del teatro napoletano, macchiettista, caratterista dalla rara capacità di resa mimica, indimenticabili le sue notevoli interpretazioni comiche del balbuziente, a soli sei anni aveva debuttato con il geniale Eduardo Scarpetta, per poi creare con i suoi due fratelli, Antonio e Mario, la compagnia i Trio De Vico e proseguire una carriera straordinaria nella prosa impegnata.
Celebri i loro personaggi nella serie televisiva per ragazzi ‘La nonna del corsaro nero’, in onda tra il 1961 e il 1966, in cui lui vestiva i panni del balbuziente e pauroso nostromo Nicolino e lei quelli di Giovanna.
La stessa Anna era figlia d’arte, entrambi i genitori attori, aveva debuttato nella compagnia teatrale paterna.
Entrammo in un grande salone arredato con bellissimi mobili antichi, ci sedemmo, e lei, con un grande sorriso stampato sul viso, ci portò un buonissimo caffè.
Dopo poco entrò il grande attore, anche lui con uno straordinario sorriso che ispirava simpatia. Quell’espressione la conoscevo bene perché l’avevo vista in televisione nei suoi innumerevoli film e commedie con Eduardo, Totò, Macario, Anna Magnani, e con tutti i più grandi artisti del tempo.
De Vico ci raccontò molti episodi della sua lunga carriera artistica: dall’inaugurazione dei tre canali televisivi, il primo nel 1954 a Milano, il secondo a Roma e il terzo a Napoli, ai titanici registi che lo avevano diretto, Eduardo, Antonio Calenda, Steno e Mario Monicelli, Aldo Fabrizi, Vittorio De Sica, Lina Wertmüller, Monica Vitti.
Ci parlò dell’immenso Totò, che sul set cedeva anche ad una semplice comparsa la sua sedia con la scritta “Principe”, e poi disse che per lui Napoli era il paradiso, che della sua città conosceva ogni vicolo, dal primo all’ultimo, e che era proprio lì che avrebbe voluto riposare alla fine della sua vita.
Nel soffermarsi sul racconto di questo suo grande amore, si avvertiva la grande nostalgia che aveva per la sua città; un velo di malinconia offuscò per un attimo il suo sguardo, ma, al contempo, i suoi occhi brillarono e, dopo un’istante, quel sorriso inconfondibile riapparve sul suo viso.
Dal modo di parlare e dai suoi gesti trasparivano la sua bontà e una grande umiltà, dote che appartiene solo ai grandi protagonisti.
Io e Giuliana eravamo emozionati e commossi per la semplicità e l’umanità di quel grande interprete che, con il suo talento ha contributo a diffondere l’Arte napoletana nel mondo.
Augusto De Luca, (Napoli, 1 luglio 1955) è un fotografo e performer. Ha ritratto molti personaggi celebri.
Studi classici, laureato in giurisprudenza. E’ diventato fotografo professionista nella metà degli anni ’70. Si è dedicato alla fotografia tradizionale e alla sperimentazione utilizzando diversi materiali fotografici . Il suo stile è caratterizzato da un’attenzione particolare per le inquadrature e per le minime unità espressive dell’oggetto inquadrato. Immagini di netto realismo sono affiancate da altre nelle quali forme e segni correlandosi ricordano la lezione della metafisica. E’ conosciuto a livello internazionale, ha esposto in molte gallerie italiane ed estere. Le sue fotografie compaiono in collezioni pubbliche e private come quelle della International Polaroid Collection (USA), della Biblioteca Nazionale di Parigi, dell’Archivio Fotografico Comunale di Roma, della Galleria Nazionale delle Arti Estetiche della Cina (Pechino), del Museo de la Photographie di Charleroi (Belgio).