I manoscritti non bruciano è un lavoro di ricerca e indagine intorno al romanzo Il Maestro e Margherita di M. A.
Bulgakov andato in scena al Teatro degli Illuminati di Città di Castello (Pg) sabato 22 ottobre 2022 all’interno della rassegna Epigraphè.
Si tratta di un lavoro corale in cui gli attori, guidati dalla regista Alessandra Chieli, hanno destrutturato l’andamento originale del testo, conducendo il pubblico, col fiato sospeso, in un labirinto rarefatto dove corpi, voci, luci, ombre e suoni agiscono in maniera concertante immergendo il pubblico, di volta in volta, in dimensioni “altre”.
Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov, scritto negli anni ’30, ma pubblicato postumo solo negli anni ’60, dopo feroci interventi censori e finalmente in edizione integrale nel 1973 e poi nell’edizione definitiva nel 1989, può essere considerato uno dei più grandi doni della letteratura russa del Novecento all’umanità, tanto da spingere Eugenio Montale, nel 1968, a definirlo “un miracolo che ognuno deve salutare con commozione”.
Il romanzo è un’opera composita in cui si alternano in maniera allucinogena e fantasmagorica più piani narrativi: racconta, infatti, le persecuzioni politiche subite da uno scrittore (il Maestro), la sua relazione con Margherita Nikolaevna e, parallelamente, la storia del processo evangelico al Messia e di Ponzio Pilato. Il libro ha inizio con un dialogo surreale tra due cittadini russi – Berlioz e Bezdomnyj – e uno straniero (il professore di magia Woland): “Sì, noi non crediamo in Dio, siamo atei – rispose Berlioz sorridendo della paura del turista straniero – ma se ne può parlare con assoluta libertà”.
Ed è proprio la mancanza di libertà d’espressione così contingente nella vita dell’uomo Bulgakov e che rientra nel romanzo sotto forma di ispirazione per la figura del Maestro a coincidere in maniera sorprendente e anacronistica coi tempi che hanno visto la gestazione dello spettacolo I manoscritti non bruciano.
Il lavoro, infatti, è stato realizzato nel clima di censura culturale emerso drammaticamente, in Italia, all’indomani del conflitto ucraino-russo e che ha avuto come conseguenza la cancellazione di numerosi spettacoli, eventi e competizioni sportive legate alla presenza di cittadini russi o legate ad autori russi.
Per fortuna però I manoscritti non bruciano della compagnia Teatro Macondo è una scommessa vinta. Uno spettacolo dalla poetica tagliente e sognante, necessario, soprattutto in questo delicato e pericoloso momento socio-culturale.
La pièce teatrale ha il merito di riuscire a coinvolgere e commuovere anche lo spettatore che non ha letto il romanzo perché è costruito per immagini e quadri che hanno il compito di suggerire ed evocare delle situazioni che hanno a che fare al tempo stesso con lo scorrere della narrazione del racconto ma anche con qualcosa di più universale e ancestrale ponendo il pubblico nella costante condizione di farsi domande.
I manoscritti non bruciano è un viaggio atemporale e aspaziale: è come se di volta in volta lo spettatore fosse condotto per mano dagli attori (a cui sicuramente il tempo consegnerà una maggiore sicurezza scenica), in una stanza magica, una dimensione emozionale, dove appaiono e scompaiono figure, colori, si evocano suggestioni.
Il trait d’union di questo caleidoscopico gioco sul tempo e sullo spazio sono proprio le domande, le domande che necessariamente si pone lo spettatore durante la rappresentazione e che in maniera definitiva la regista pone al pubblico in chiusura.
Lo spettacolo, con almeno tre finali aperti (tante sono le storie che si intrecciano nel romanzo), saluta il pubblico con la proiezione di una domanda, una citazione di un altro romanzo di Bulgakov “La guardia bianca”
Ma non faceva paura. Tutto passa. Le sofferenze, i tormenti, il sangue e la pestilenza. La spada sparirà, e le stelle invece rimarranno, quando anche le ombre dei nostri corpi e delle nostre azioni non saranno sulla Terra. Non esiste uomo che non lo sappia… perché allora non vogliamo volgere il nostro sguardo alle stelle? Perchè?
Dunque, da un lato il racconto, dall’altro la grande varietà di linguaggi utilizzati e ben integrati, una specie di summa delle più diverse modalità narrative, dalla voce, alla scrittura, alla musica, alle luci, alle azioni fisiche. Sulla traduzione dal romanzo al teatro Alessandra Chieli spiega: ”ho immaginato una drammaturgia che si sviluppasse su vari livelli, che si distaccasse dall’idea di riduzione dell’opera, che la tradisse, lasciandomi guidare e ispirare dalle possibilità e le sorprese che lo spazio scenico e il lavoro attoriale concedono. Mi interessava raccontare il potere, la concomitanza dei piani temporali, le contraddizioni, le relazioni e le fragilità umane in una dimensione onirica in cui abbandonarsi”.
Su tutti i linguaggi utilizzati spicca l’ambiente musicale soprattutto nel momento in cui lo spettatore ascolta Gretchen am Spinnrade (Margherita all’arcolaio) op. 2 D 118 di Franz Schubert.
Il testo del lied, tratto dalla prima parte del Faust di Goethe e a cui pure Il Maestro e Margherita si ispira, sembra essere un suggerimento per lo spettatore, o una domanda o forse una richiesta d’aiuto.
Quando nel buio della sua camera Margherita con una candela sta filando ad un arcolaio a ruota e cantando pensa a Faust e alla loro storia d’amore, forse ci sta suggerendo che è l’amore, nelle sue più diverse forme ed accezioni, di cui l’uomo ha bisogno per vivere e per lasciare traccia di sé sulla Terra.
I manoscritti non bruciano di Alessandra Chieli è una traccia, una dichiarazione, è un fatto.
E i fatti sono la cosa più ostinata del mondo.
I MANOSCRITTI NON BRUCIANO
Testo– Alessandra Chieli
Supervisione drammaturgica– Francesco Petti
Con
Emilio Barone – Berlioz, Il Maestro, Intellettuale Massolit, dottore
Alessandra Chieli – Cantante, Stëpa, Margherita
Anton de Guglielmo– Ivan, Azazello, Intellettuale Massolit
Francesco Petti – Woland, Intellettuale Massolit
Scena Ponzio Pilato
Voci: Filippo Pagotto – Ponzio Pilato | Michele Guidi – Gesù | Roberto Nisivoccia– Caifa
In video:Michele Guidi – Gesù | Andrea Merendelli – Caifa
Direttore tecnico e luci – Emilio Barone
Supervisione tecnica generale – Stefan Schweitzer
Musiche originali – Francesco Petti e Emilio Barone
Sonorizzazione, immagini e montaggio – Alessandra Chieli
Costumi – Armida Kim
Assistente di scena – Emma Tramontana
Immagine originaleI manoscritti non bruciano– Giovanna Guariniello
Foto di scena Serena Facchin e Francesco Dejaco
Una coproduzione 2022 Teatro Macondo | C.A.P.I. Consorzio Altre Produzioni Indipendenti e Teatro di Anghiari
Con la collaborazione e il supporto dell’Istituto di Cultura e Lingua Russa di Roma
Con il supporto del Festival dello Spettatore 2022 – Arezzo
Immagine di copertina: foto di Mara Giammattei- debutto 30 settembre 2022 Festival dello Spettatore (Ar)