«Quando senti “ratatata”, è Isis. Quando senti “tum, tum, tum”, siamo noi».
Inizia così “Kobane Calling on stage” – la trasposizione teatrale di “Kobane Calling” (BAO Publishing), il reportage in chiave grafica del viaggio tra i difensori curdi del Rojava di Michele Rech, in arte Zerocalcare – sul palcoscenico del Teatro Bellini di Napoli fino a domenica 8 marzo 2020.
È il 2015, e il fumettista romano decide di abbandonare la “sua” Rebibbia e prende aerei, taxi e autobus alla volta del confine tra la Turchia e la Siria per spingersi fino a Kobanê, città simbolo della resistenza curda contro le forze dello Stato Islamico.
«Ho sempre pensato a Rebibbia come al centro del mondo, almeno del mio mondo, – ha dichiarato Zerocalcare in un’intervista – ma quando sono stato in Siria e nelle varie zone di guerra ho sentito […] per la prima volta un luogo straniero come il vero centro del mondo, anche del mio».
E centro di questo mondo è il Rojava, una regione situata al nord est della Siria, abitata da curdi, assiri, turkmeni, yazidi, arabi, che si è data una forma di autogoverno basata sulla convivenza e sulla libertà. Qui sono stati aboliti i matrimoni combinati e le amministrazioni sono gestite, insieme, da un uomo e da una donna. La comunità è attenta alle energie pulite e ha fatto della convivenza religiosa il fondamento della loro organizzazione.
Questo significa che ci sono mille buoni motivi perché il Rojava stia leggermente antipatico all’Isis.
La struttura dello spettacolo è fedele a quella del fumetto, grazie anche ad una scenografia che riprende e proietta alcune tra le vignette più significative della storia.
Calcare – interpretato da Lorenzo Parrotto, che rende perfettamente sul palco l’impronta personale e umoristica del testo originale – dopo aver dato il “lieto” annuncio ai genitori, con un gruppo di volontari romani parte alla volta di Mehser, in Turchia, per supportare la resistenza curda. Qui si dorme in un capannone dove c’è puzza perenne di piedi, dove a colazione servono olive piccanti e dove, nonostante la guerra, l’ISIS nelle immediate vicinanze e il coprifuoco, c’è chi di notte riesce a parlare in collegamento Skype con il fidanzato.
Dopo questa prima esperienza, Calcare ci riporta a Roma e alla vita di tutti i giorni fino a quando, a Testaccio, si imbatte nel centro socio-culturale kurdo Ararat Quel – che ha le pareti piede delle foto di tutti coloro che sono morti in guerra – e ritrova lo spirito e la voglia di lottare per qualcosa che ha un senso.
Così, incurante degli ammonimenti dell’armadillo, del mammuth e delle frecciate velenose di George, il fratello di Peppa Pig – che sono rappresentati da grossi mascheroni sorretti da Fabio Cavalieri, Francesco Giordano e Alessandro Marmorini – si riparte alla volta di Kobanê.
Il viaggio, questa volta, si arricchisce di esperienze più forti, a tratti pericolose, e nuove conoscenze, soprattutto tra i militanti, uomini e donne che vogliono soltanto essere riconosciuti come popolo nelle zone da loro occupate, come Ayse Deniz Karacagil, conosciuta come “Cappuccetto Rosso”, che morirà sul fronte di Raqqa combattendo contro i miliziani di Daesh nel 2017; o come una ragazza che gli fa da guida e che non può più entrare in Turchia perché condannata a ventidue anni di prigione per aver partecipato a una manifestazione pacifica del popolo curdo.
Fatto sta, che quella in cui Calcare arriverà non sarà una Kobanê in festa per la liberazione dall’Isis ma una città completamente distrutta.
“Kobane Calling on stage” è un progetto di Lucca Crea a cura di Cristina Poccardi e Nicola Zavagli, che ne cura anche la regia.
Con Massimiliano Aceti, Luigi Biava, Fabio Cavalieri, Francesco Giordano, Carlotta Mangione, Alessandro Marmorini, Davide Paciolla, Lorenzo Parrotto, Cristina Poccardi, Marcello Sbigoli e con giovani attori della compagnia Teatri d’Imbarco.
Musiche originali Mirko Fabbreschi.
Una produzione Teatri D’imbarco e Lucca Comics&Games in collaborazione con Bao Publishing.