Home Arte “Arte-Fatti generativi” se ne parla alla Fondazione Banco di Napoli.

“Arte-Fatti generativi” se ne parla alla Fondazione Banco di Napoli.

Inaugurata la mostra " A(r)mati di Mario Iaione.

by Elena Barbato

“Bisogna essere armati per amare ed amarsi”, con questa parole Maria Luisa Iavarone ha dato il via all’ evento  di “Arte-Fatti generativi” ed all’ inaugurazione  della mostra di Mario Iaione , che è stata presentata presso palazzo Ricca,  sede della Fondazione Banco di Napoli.

Ha preso la parola  il presidente della Fondazione Banco di Napoli, Orazio Abbamonte che ha salutato i presenti dando il via  agli eventi relativi al prossimo autunno- inverno.

L’ evento ideato come un incontro multidisciplinare  tra Arte, Diritto, Pegagogia sperimentale, Sociologia è stato pensato per poter comprendere l’arte di Mario Iaione, che in quanto tale deve essere guardata con attenzione, toccata  in ogni sua forma, vissuta nella sua esposizione e poi apprezzata.

Tante le autorità  presenti nella grande sala Marrama in rappresentanza  delle diverse categorie professionali, dei cittadini e i  tanti i giovani studenti  dell’ Università Partenope che si sono interfacciati con i relatori Luigi Caramiello, Mariaconcetta D’ Arienzo, Antonio Bonfitto, Marialuisa Iavarone.

Antonio Bonfitto, partendo dalla sua esperienza di educatore  ha spostato l’attenzione sul” Servizio Civile Nazionale”, ritenuto molto utile per i ragazzi con problematiche sociali. Le opere di Iaione sono servite per un esperimento: è stato chiesto a un gruppo di ragazzi a rischio di osservarle per  raccontare le emozioni, poiche l’ arte è un mezzo per giugere all’ anima dei giovani di oggi. Maria Concetta D’Arienzo, docente di diritto amministrativo, ha sottolineato come le sculture di Iaione raccontino le esperienze di tanti individui, adulti e bambini, accomunati dai diritti negati. Marialuisa Iavarone ha illustrato il progetto con la Fondazione Banco di  Napoli allo   scopo di creare uno spazio di accoglienza permanente, un contenitore sociale per un’azione educativa, usando il linguaggio dell’arte per una comunicazione diretta, basata sulle sensazioni e i sentimenti.




L’Arte viene assunta quale pratica e diventa mezzo per comunicare  abbandonando la parola per farsi immagine e manufatto.
Attraverso le opere del maestro Iaione l’arte non viene mai meno alla sua funzione comunicativa, ” Diaspora, Supposizioni, Armato, Blues, Anime in fasce” sono parole evocative scelte dal curatore Luigi Caramiello  per dare enfasi a storie, sensazioni, emozioni ed aspirazioni  che appartengono all’uomo

Iaione usa il linguaggio della memoria umana intrisa di ”  fratture, interruzioni, divagazioni e riprese”. Si può notare la ricorrenza  delle fenditure, ferite, mancanza di parti nelle sue opere. Le Fenditure però si possono leggere sia come fratture che dividono, sia come varchi che permettono un passaggio a doppio senso: lasciare uscire, lasciare intravedere, ma anche lasciare entrare lo spettatore esterno.

La tragicità dell’opera “Neverending” sta nel movimento continuo quanto inutile, espresso dai meccanismi, che non approda a nulla, come i due profili di donne protese l’una verso l’altra anelando un ricongiungimento che non avverrà mai, a dispetto dei colori vivaci forieri di sensazioni positive.

Della serie blu fa parte anche “Un sogno così”, in cui vediamo il profilo di un uomo che sogna o pensa ad occhi chiusi, il suo alter ego, e la donna che gli si para innanzi dall’espressione incerta, attanagliata dai dubbi, come se la realtà della donna contrastasse col sogno dell’uomo.

Poi c’è “Blues”, in cui l’immagine principale è il profilo di una donna, probabilmente di colore, che soffre in silenzio piangendo ad occhi chiusi circondata da volti sconosciuti e impassibili. La sofferenza interiore è un tema dominante e si evince con molta chiarezza.

Diaspora” raffigura la testa di un uomo con le guance trafitte e spaccata in due parti, in una delle quali l’uomo è cieco. L’opera “Le mie prigioni”, invece, lancia un messaggio triste e molto chiaro. I due volti di uomo e donna uniti, realizzati in pietra, creta, acrilici, smalti e polveri, cambiano lievemente espressione nelle tre angolazioni che vanno lette in sequenza. Insomma Mario Iaione scava, scruta, pensa  e poi realizza  dando l’opportunità all’ uomo di interrogarsi davanti alle sue opere. Per chi vuole la mostra sarà aperta fino a martedì  26 settembre. 

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