Appena due giorni dopo la triste notte dei cristalli, il 12 novembre del 1938 uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, Charles Chaplin, deposita presso la Library of Congress la sceneggiatura di quello che sarebbe stato il suo film più costoso, nonché il primo film nel quale l’attore britannico recita con la sua voce, nonostante in una precedente pellicola avesse già cantato: il film è «Il grande dittatore».
«Il grande dittatore» è uno dei film più iconici e belli della cinematografia mondiale ed è grazie alla genialità di Chaplin che mette in campo parodie credibili degli attori protagonisti tratti da personalità reali dello scenario della Seconda Guerra Mondiale, che la pellicola è di fatto uno dei film più conosciuti di sempre.
Assieme a Chaplin che interpreta il dittatore Adenoid Hynkel, caricatura di Adolf Hitler, troviamo Jack Oakie nei panni di Bonito Napoloni dittatore della Batalia e la sua consorte interpretata dall’attrice Grace Hayle, Henry Daniell che interpreta Garbitsch, caricatura dello più spietato Joseph Goebbels, Billy Gilbert nei panni di Herring, ovvero la controparte caricaturale del nazista Hermann Göring.
Il film, della durata di 125 minuti, prende in giro il regime nazista e si basa su quelle che erano all’epoca le conoscenze sul conto del Terzo Reich; Chaplin ha poi dichiarato in seguito che se fosse stato a conoscenza degli orrori dei campi di concentramento e della barbarie nazista, probabilmente non avrebbe mai potuto lavorare a «Il grande dittatore», che viene accolto dalla critica in maniera discordante come prevedibile.
In Italia il film viene censurato e ostracizzato da accesa campagna di diffamazione che invita il pubblico a boicottare la pellicola “dell’ebreo Chaplin”; in Inghilterra, dove i rapporti diplomatici con la Germania sono già tesi, il film è inizialmente respinto, ma nello stesso 1941, con il deterioramento dei rapporti tra i due stati, il film, seppur censurato in alcune parti, arriva nelle sale, mentre in America Chaplin è accusato di essere troppo “leggero” nell’affrontare certi argomenti, a fronte della spietatezza con cui i nazisti stavano portando avanti la repressione degli ebrei.
Nonostante tutte le difficoltà riscontrate nel distribuirlo e commercializzarlo, «Il grande dittatore» resta il film di maggior successo nella carriera cinematografica di Charlie Chaplin, considerato il suo capolavoro e acclamato come una delle opere più importanti dal punto di vista artistico dell’intero novecento, ancora oggi studiato e visto da intere generazioni per il suo profondo significato e l’insegnamento che trasmette.
Celebre la scena finale, dove Chaplin tiene il suo famoso “discorso all’umanità” e grida al mondo intero il suo desiderio di libertà ed uguaglianza, incitando gli uomini e le donne di tutto il mondo e di qualsiasi etnia o credo religioso a non arrendersi mai per costruire uniti un mondo migliore, dove guerre e soprusi non siano che un lontano ricordo, un mondo migliore dove poter vivere in pace gli uni con gli altri.
Altrettanto famosa è la scena in cui il dittatore gioca con un mappamondo come fosse una palla, chiaro esempio di quanto il potere e la sete di potere possano inevitabilmente deviare un uomo dai suoi più alti ideali e spingerlo a commettere le più gravi atrocità verso i suoi simili, in nome di una ideologia che non prende minimamente in considerazione le esigenze dell’umanità che chiede soltanto di vivere in pace su questa terra.
«Il grande dittatore» ha vinto un Premio Oscar nel 1941 e ha ricevuto ben cinque candidature come la candidatura al miglior film alla Charlie Chaplin Production, miglior attore protagonista a Charlie Chaplin, miglior attore non protagonista a Jack Oakie, migliore sceneggiatura originale a Charlie Chaplin e la candidatura come migliore colonna sonora a Meredith Willson e Charlie Chaplin.