Se esiste una classifica oggettiva dei film più belli di sempre, una perla come «2001: Odissea nello spazio» del visionario Stanley Kubrick merita un posto tra le vette più alte.
La pellicola si basa sul racconto “La sentinella” dello scrittore inglese Arthur Charles Clarke, autore insieme al regista Kubrick della sceneggiatura del film e di una lunga serie di romanzi a tema fantascientifico.
Celebre è la scena iniziale, nella quale un osso scagliato in aria da un primate umanoide si trasforma in una navicella spaziale in orbita attorno ad un pianeta; la sequenza in questione è considerata un viaggio millenario, quello dell’evoluzione umana, riassunto in modo magistrale in una manciata di fotogrammi, con una genialità ed un intuito che solo un Maestro come Stanley Kubrick è capace di raccontare attraverso le immagini.
Nel film del 1968 si affrontano temi profondi come l’identità del genere umano e il ruolo della conoscenza, un vero spartiacque per la storia del cinema e per l’interpretazione del nostro universo; il film, diviso in quattro episodi, narra le vicende di una missione verso il cratere lunare Clavius a bordo della nave spaziale Discovery.
Il primo ed il quarto episodio sono privi di dialoghi mentre i due capitoli centrali siano costituiti da dialoghi ridotti, lasciando spazio a una colonna sonora diventata leggendaria e agli effetti sonori che immergono totalmente il pubblico nella narrazione.
Registi del calibro di Martin Scorsese e Robert Eggers lo considerano il miglior film della storia del cinema americano, mentre personaggi come John Lennon, che in un’intervista afferma di rivedere il film almeno una volta ogni settimana, lo ritengono un vero pilastro anche da un punto di vista culturale.
“2001: Odissea nello spazio” è un’opera egregia, non solo nel contesto del cinema fantascientifico, ma forse, soprattutto dal punto di vista antropologico, con uno sguardo attento e critico alla tecnologia, ed un’attenzione all’annosa questione più che mai attuale dello scontro tra uomo e macchina, con il duello quasi intellettuale tra il dottor Heywood Floyd e il computer di bordo della Discovery, Hal 9000, che vede quest’ultimo compiere azioni tipiche dell’uomo come l’ingannare e il mentire, ed il primo che per rimediare alla totale fiducia riposta nell’intelligenza artificiale deve manualmente resettare la memoria del computer in modo graduale.
Kubrik ha vinto un oscar con 2001: Odissea nello spazio e la pellicola è stata candidata a molte altre nomination, resta tutt’oggi un film che di sicurò saprà incollare al divano con gli occhi sgranati chi ha l’ha vista, ma anche appassionare e coinvolgere chi purtroppo non ha mai visto questo capolavoro del grande regista Stanley Kubrick.