Home Arte La storia narrata in un’opera d’arte che ricorda il passato, guardando al futuro

La storia narrata in un’opera d’arte che ricorda il passato, guardando al futuro

Massi erratici, la mostra inaugurata al Museo di Capodimonte

by Elena Barbato

A quasi due anni dalla scomparsa dell’artista Marisa Albanese (Napoli 1947 – Napoli 2021) il Museo e Real Bosco di Capodimonte presenta alla stampa e al pubblico l’ultima opera a cui l’artista stava lavorando: Massi erratici, il progetto site-specific a cura del direttore Sylvain Bellenger, vincitore dell’avviso pubblico PAC2020 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Un’opera di dimensioni ambientali che ha ricevuto il sostegno generoso e affettuoso di Gianfranco D’Amato.

Massi Erratici, acquista una sua esemplarità nazionale e internazionale proponendosi come modello d’interazione fra storia e attualità, fra ambiente naturale e contesto sociale, fra memoria e contemporaneità.

L’opera diventa immagine-esperienza del continuo processo di distruzione e di rinascita della cultura e dell’arte che accompagna da sempre la dimensione umana e l’ambiente naturale.

Il tema delle rovine è strettamente legato alla città di Napoli, la quale lo introdusse come tematica portante del Grand Tour in conseguenza della scoperta degli scavi di Pompei ed Ercolano. Le rovine e la memoria sono due elementi che accomunano tanto il passato, quanto il linguaggio del nostro presente interpretato da Marisa Albanese e nella sua opera Massi erratici.

Da questi “scarti della storia” è nato un “totem” dal titolo “Massi erratici” nel quale sono inserite due opere iconiche: Le Combattenti, una accovacciata in marmo bianco di Carrara e una in piedi in marmo bardiglio.

Il progetto è stato realizzato anche grazie al coinvolgimento della Fonderia Nolana della famiglia Del Giudice che da oltre un secolo collabora con artisti italiani e internazionali affiancandoli nella realizzazione di progetti installativi con lavorazioni in diversi materiali e all’impegno dell’ing. Giampiero Martuscielli.

Da questi “scarti della storia” è nato un “totem” dal titolo “Massi erratici” nel quale sono inserite due opere iconiche: Le Combattenti, una accovacciata in marmo bianco di Carrara e una in piedi in marmo bardiglio.

Il progetto è stato realizzato anche grazie al coinvolgimento della Fonderia Nolana della famiglia Del Giudice che da oltre un secolo collabora con artisti italiani e internazionali affiancandoli nella realizzazione di progetti installativi con lavorazioni in diversi materiali e all’impegno dell’ing. Giampiero Martuscielli.

L’opera Massi erratici di Marisa Albanese si inserisce in un ampio piano di valorizzazione del Real Bosco di Capodimonte, giardino storico oggetto negli ultimi anni di importanti lavori di restauro, al fine di sottolineare la dimensione culturale del Bosco.

Poco distante dall’opera di Albanese, infatti, si trova la Chiesa di San Gennaro, riaperta dopo oltre 50 anni di chiusura grazie a un intervento decorativo dell’artista Santiago Calatrava e in due edifici, non molto distanti dai Massi erratici, troveranno ospitalità altre importanti opere di arte contemporanea: la Palazzina dei Principi è destinata ad accogliere la prestigiosa donazione della “Collezione Lia e Marcello Rumma” mentre nell’edificio Cataneo sorgerà la Casa della Fotografia dedicata a Mimmo Jodice, un centro di studio, produzione e ricerca, nel quale saranno esposte anche le sue serie fotografiche donate dall’artista e le altre di proprietà di Capodimonte e dove sarà allestita la sua camera oscura, dove sono nati tutti i capolavori.

Attraverso la scultura, il disegno, la pittura e installazioni multimediali, la poetica di Marisa Albanese s’interroga sul movimento di energie insito nello spostamento dei popoli e sulla condizione dell’esistenza che definisce nuove narrazioni e nella molteplicità degli orizzonti soggettivi, produce molteplici stratificazioni e sovrapposizioni di senso e di linguaggi. Negli anni recenti si è dedicata alla didattica sperimentale e a progetti e workshop con gruppi di ragazzi di aree a rischio; più volte è stata visiting professor presso istituzioni culturali italiane ed europee. Nel giorno in cui la ” Venere degli stracci” ha preso fuoco per mani di sconosciuti la città si dona  di un’ altra opera di arte contemporanea in cui  vecchio e nuovo si fondono per trasmettere speranza e pace.

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