Santa Guerra, esordio al lungometraggio di Samantha Casella, sarà presentato con un estratto in anteprima internazionale il 7 settembre alle ore 15.00 presso lo Spazio Ente dello Spettacolo (Hotel Excelsior – Lido di Venezia) alla presenza della regista, del cast e del produttore Antonio Micciulli.
Santa Guerra è una storia intima ed introspettiva che vede come protagonista una donna che precipita in un luogo senza tempo, dove il suo subconscio cerca di elaborare il trauma che la schiaccia.
Un’antica chiave di ferro custodita dentro una scatola, rappresenta un portale che la fa precipitare in un luogo senza tempo, abitato da figure spettrali. Mentre una parte di se stessa resta incastrata in una villa spettrale, il suo doppio vaga in un bosco desolato in cui si aggirano enigmatiche presenze: è l’Ade. La donna si muove tra svariate dimensioni fino a raggiungere una dolorosa presa di coscienza…
Santa Guerra è un film che alterna l’onirico al surreale per trattare tematiche delicate ed universali e che fa della sperimentazione artistica il suo punto di forza.
La lavorazione del film si è svolta prevalentemente in Emilia Romagna anche se alcune scene sono state effettuate in California e in uno studio a Los Angeles. Le riprese sono durate circa 50 giorni e si sono svolte tra novembre 2020 e giugno 2021.
Le opere d’arte presenti nel film sono state realizzate da alcuni artisti di fama internazionale come: Giovanni Scardovi, Federico Severino, Pier Giovanni Bubani, Sergio Monari, Bacco Artolini e Filippo Zoli.
Nel film, poi, ho voluto omaggiare autori e opere che ho amato particolarmente, come Twin Peaks di David Lynch (con il pavimento a lische), ed Ingmar Bergman: il risveglio della donna (Eugenia Costantini) è un omaggio a Persona; la mano del fantasma sulla fronte di una donna (Ekaterina Buscemi) è invece un tributo a Fanny e Alexander; il grande orologio senza lancette, poi, è ovviamente per Il posto delle fragole.
Da un punto di vista mitologico e letterario, invece, indubbiamente ci sono moltissimi riferimenti
simbolici al mito di Orfeo e il suo viaggio nell’Ade e alla figura di Ananke, dea del destino e della ‘necessità’.
E per finire, il simbolismo del serpente, principalmente dell’uroboro, che nel suo mordersi la coda forma un cerchio senza inizio né fine, rappresentando il tormento infinito della protagonista.
(Samantha Casella)