Home Arte Tempo Divino: i sarcofagi di Bethesda in esposizione a Ischia

Tempo Divino: i sarcofagi di Bethesda in esposizione a Ischia

by Redazione
Sistemate sullo sfondo blu elettrico che caratterizza l’allestimento della mostra presso il rinnovato MUDIS, il Museo Diocesano di Ischia da poco riaperto al pubblico, le due eleganti lastre marmoree accolgono languide il visitatore.

Preziose protagoniste della tanto attesa esposizione “Tempo divino”, le due lastre di sarcofagi del tipo cosiddetto “Bethesda” sono il fulcro di un percorso espositivo che racconta della sacralità, della religiosità e della ritualità del popolo ischitano in tempi storici.

Il gioco di chiaroscuri dei bassorilievi risalta chiaramente, rafforzato dall’illuminazione e dal colore principe della sala che ospita, fino al prossimo autunno, il sarcofago proveniente da Roma assieme a quello ischitano.

Le lastre appartengono, infatti, a due sarcofagi paleocristiani differenti per produzione e luogo di rinvenimento, ma affini  nella raffinata selezione iconografica. Sono denominati “sarcofagi di Bethesda” perché al centro di una serie di immagini – la guarigione dei due ciechi, la guarigione dell’emorroissa, la chiamata di Zaccheo, l’ingresso in Gerusalemme) campeggia la scena della Guarigione del paralitico presso la piscina di Bethesda (che in ebraico vuol dire “casa della misericordia”, in riferimento alle numerose guarigioni operate da Dio in quel luogo), a Gerusalemme, descritta da Giovanni nel suo Vangelo (5, 1-18). La città era già da tempo un importante luogo di riferimento per diverse religioni che praticavano rituali di salvezza legati all’acqua.
La famosa scena vede ritratto un vecchio, paralitico da oltre trent’anni, che  non ha mai potuto immergersi nella piscina miracolosa per guarire dalla sua malattia. Fu solo su incitazione di Gesù che riprese a camminare: “gli dice Gesù:«Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». E subito quell’uomo guarì, prese il suo lettuccio e se ne andava in giro”(G. 5,9)
Questo importante programma figurativo, riprodotto su di un largo numero di esemplari di sarcofagi, era elaborato da committenze e officine romane durante il pontificato di Damaso tra il 366 e il 384 d.C. Nel IV secolo, dopo l’età di Costantino (promulgatore dell’Editto di Tolleranza che, nel 313 d.C. vede l’Impero rendersi neutrale di fronte ad ogni tipo di fede religiosa) ritornò in auge, secondo l’uso degli antichi Romani, l’utilizzo di seppellire i defunti, in particolar modo se abbienti, all’interno di casse marmoree istoriate. Da qui il diffondersi di sarcofagi in tutto il bacino del Mediterraneo, come attestano i numerosi ritrovamenti archeologici. Soltanto tre di quelli del tipo Bethesda presentano integralmente conservata la fronte: quello di Terragona, quello del Vaticano e quello di Ischia. Quest’ultimo, di provenienza incerta ma incastonato nel muro del palazzo Vescovile di Ischia fin dal 1866, grazie a un’intuizione del Vescovo Mons. Lagnese è stato di recente staccato dalla parete e restaurato presso i Musei Vaticani al fine di valorizzarne l’importanza. Nacque così l’idea di una doppia esposizione, insieme al “fratello” romano recuperato in Vaticano nei lavori per la costruzione della Basilica di San Pietro e oggetto di restauri settecenteschi.

L’esposizione visitabile al piano terra del MUDIS, che da pochissimi giorni ha visto anche la riapertura della pinacoteca di arte sacra, al quarto piano, mette a confronto le unicità e le similitudini dei complessi apparati figurativi teologici degli esemplari di Ischia e di Roma. E’ incredibile constatare le somiglianze, almeno quanto individuare ogni dettaglio che caratterizza ciascuna delle lastre. Piccole variazioni di intenti, oppure dovute a errori pratici o capacità tecniche differenti, costituiscono la compagine che rende unico ogni esemplare.

C’è ancora tempo per ammirare i due sarcofagi, apprezzare le fattezze, i virtuosismi o le incertezze delle mani di scultori che probabilmente lavoravano in officine differenti.

A fine ottobre il sarcofago della Diocesi di Ischia, sarà definitivamente collocato in una sala del MUDIS, l’altro, anch’esso prezioso e parte di spicco della raccolta di sarcofagi paleocristiani dei Musei Vaticani, tornerà a Roma.

La mostra racconta non solo di archeologia e trend artistici, ma anche di viaggi, intorno al Mediterraneo antico, di uomini, di idee, di bellezza.
Tempo Divino” è ora visibile a pagamento e su prenotazione.
Per maggiori informazioni: https://www.facebook.com/mudischia

di Alessandra Vuoso

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