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Il corpo dimenticato

by Simona Chiusolo

Cosa osserviamo? O cosa osservavamo in tempi di quotidiana normalità, da intendersi prima dell’isolamento forzato di cui tutti più o meno abbiamo fatto esperienza, quando in metro o per strada, in ufficio o nei luoghi delle nostre attività pomeridiane condividevamo fette di spazio?

Tra smartphone, orari da rispettare e target da raggiungere l’attenzione si è ristretta. Una superficie luminosa l’ha catturata e un percorso produttivo lineare l’ha stravolta.

Cosa significa dunque essere nello spazio? Eppure il corpo non ci è stato ancora negato, nel senso della sua esistenza, ma è stato purtroppo dimenticato nel senso della sua importanza. È una storia che viaggia da lungo tempo, dalla ormai nota separazione mente-corpo che pur individuata nella sua limitatezza continua a dominare. Che sia il modo in cui educhiamo il nostro fare quotidiano, o  i modi in cui ci hanno educato a tappare gli ingranaggi del nostro sistema, dove è il corpo? E dov’è il corpo in movimento? E perché è poi così importante?

Una domanda a cui i danzatori o coloro che includono la fisicità su base quotidiana rispondono creativamente, talvolta non è nemmeno una domanda ma un necessario presupposto. Paradosso invece al di fuori di questi ambiti perché non abbiamo poi tutti un corpo?

L’oblio crea molti più problemi di quelli pensati. Prendiamo in prestito una summa “La nostra percezione di quel che è reale inizia e dipende in maniera cruciale dal nostro corpo, specialmente il nostro apparato sensomotorio che rende possibile la percezione, il movimento e la manipolazione, e dalla dettagliata struttura del nostro cervello, che è stata formata dall’evoluzione e l’esperienza”. Malvern Lumsden ricercatore e coeditore per la rivista Journal of Peace esprime incisivamente come il corpo sia al centro della conoscenza.

Le neuroscienze supportano con la lora ricerca: il contatto fisico dei nostri primi anni di vita ha veicolato la costruzione del nostro sistema autonomo nervoso che controlla l’abilità di accedere ai pensieri, le idee e il cambiamento dei nostri comportamenti. La percezione è un fatto del corpo e le memorie delle esperienze che si archiviano al suo intero consentono o limitano la comprensione del mondo, quindi anche la nostra risposta ad esso.

Ultimo accenno considerando Gadner che comunque dagli anni ’80 insiste sulla molteplicità delle intelligenze, in lista linguistica, logica, musicale, spazio-visuale, interpersonale, naturalistica, spirituale, esistenziale e corporeo-cinestetica.

Sembra proprio che l’eterno assente abbia molto più da dire e da offrire. Lì dobbiam ricercare per conoscerci e conoscere. Non bisogna poi andare troppo lontano anche per imparare ad imparare nuovamente, perché se il corpo modella la conoscenza un lavoro su di esso può modificare la nostra percezione.

Torniamo alla danza a quella considerata dall’istituzione come tale, e dimenticata dall’istituzione quale risorsa di sviluppo, apprendimento e crescita, o al movimento per allargare la definizione.  Ad oggi esistono innumerevoli pratiche somatiche o che coinvolgono direttamente l’intelligenza cinestetica. Così come ben noto è l’apporto della danzaterapia in percorsi di riscoperta e guarigione. Nell’attesa però che questa nuova consapevolezza si rafforzi e sia trasmessa e accessibile sempre più: cosa osserviamo?

Rigiro un invito. “Cosa succede se osservi un giorno della tua vita come danza? Se diventi consapevole dei tuoi movimenti: il loro ritmo, la qualità, e le gradazioni che esprimono uno stato interiore, nella misura in cui toccano gli altri, o influenzano il campo relazionale intorno a te. Immagina di essere in una metropolitana sovraffollata durante ore di punta del mattino. Come cambia il tuo corpo, scivola, si ferma, e si adatta danzando intorno allo spazio degli altri? […] Hai trascorso la tua giornata al computer lavorando su di un lungo documento? Come è cambiata la tua postura nell’arco della giornata?”.

Magari iniziamo così, osserviamo quel che abitualmente non osserviamo.

Fonti:

NADJA ALEXANDER – MICHELLE LEBARON, Building Kinesthetic Intelligence

Dance in Conflict-Resolution Education: https://www.academia.edu/44793473/Building_Kinesthetic_Intelligence_Dance_in_Conflict_Resolution_Education

 

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