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Un anno insieme a LIVE

by Adria Mortari

In vista del Natale, ho voluto chiedere ai molti amici intervistati nel corso del 2020 di regalare a Live un pensiero da condividere…

 

Michele Campanella

La lunga segregazione causata dal virus ha creato una serie di pesanti conseguenze. Se ne parla continuamente, ma non abbastanza per quanto concerne le giovani generazioni di studenti. L’impossibilità di socializzare, quando non è un totale isolamento dovuto all’assenza di collegamento telematico, produce effetti depressivi di massa. Questi problemi li viviamo tutti i giorni, anche nella nostra famiglia. Quello di cui non si parla proprio invece è l’inattività dei “lavoratori dello spettacolo”. E’ difficile raccontare cosa si spezza nella nostra psicologia: è un qualcosa che riguarda la sfera più intima delle persone. Non intendo l’improvvisa penuria di mezzi di sussistenza, ma piuttosto la devastante sensazione di vuoto, di inutilità, di assenza. Lo spettacolo richiede non soltanto un artista (o più artisti), ma anche un pubblico e tutta una serie di collaboratori che affiancano entrambi i protagonisti. Non posso scrivere a nome di coloro che sono pubblico o collaboratori, mentre posso dire di noi artisti, e in particolare di me stesso. Mi pare di poter affermare che il centro del problema non sta nei rapporti sociali derivanti dal lavoro, ma bensì dalla nostra relazione con la musica, ovvero con la fonte della nostra passione, del nostro impegno, della nostra ricerca. Il rischio grande della nostra epoca-covid sta nell’allontanamento dalla fonte, nel lento, graduale, terribile distacco da essa. E’ qui che si deve esprimere la nostra volontà, la nostra progettualità, la nostra forza morale: è difficile ma assolutamente necessario. Il nostro cuore, il nostro intelletto non possono prendersi una pausa indeterminata, senza gravi conseguenze. Tutti i giorni mi devo alzare pensando a quale ricerca mi attende alla tastiera: è l’unico modo di rispondere adeguatamente al virus e trasformare questo deserto dei tartari in una pausa di riflessione, dove si possono vedere meglio e risolvere i nodi che la musica ci chiede di sciogliere.

Accanto a questo dovere, la preghiera nel tempo forte dell’Avvento, che si concluderà con la nascita del Cristo, è una risorsa energetica impareggiabile. Buon Natale

 

                                                                       m.c.

Eduardo Marino

Questo Natale è triste perché i parenti non potranno festeggiarlo uniti. Ma proprio  questo, probabilmente, farà desiderare a tante persone ciò che avevano ormai smesso di desiderare, dandolo per scontato: per esempio, lo stare insieme in famiglia.

Nonostante tutto, insomma, Gesù nasce lo stesso!

e.m.

 

 

Luisa Castellani

Cara Adria,

il mio pensiero “natalizio” è legato ai Folk Songs

Ti ricordi il secondo? “I wonder as I wander”… Era quello che, quando toccò a noi due, cantavi tu? Beh, il testo di quella canzone popolare direi che si adatta perfettamente a ciò che io intendo per Natale. Specialmente quest’anno!

 

I wonder as I wander out under the sky

How Jesus , our Saviour, did come for to die

For poor or n’ry people, like you and like I

I wonder as I wander out under the sky

 

When Mary birthed Jesus ‘twas in a cow stall

With wiseman and farmers and shepherds and all

But high from the Heavens a star’s light did fall

The promise of ages it then did recall

 

If Jesus had wonted of any wee thing

A star in the sky or a bird on the wing

Or all of God’s angels in Heav’n for to sing

He surely could have had it, cause He was the King!

 

Auguri a tutti!

l.c.

 

 

Roberto Valli

Questo è senza dubbio un anno molto particolare, segnato da incertezze e preoccupazioni. Nonostante questo, credo sia giusto affrontare l’imminente periodo natalizio con il giusto spirito cercando di rimanere positivi e fiduciosi in una, seppur lenta, ripresa.

Solitamente il “mio Natale” era caratterizzato da molti servizi per concerti e dalle immancabili riunioni familiari: pranzi e cene trascorsi raccontandoci le esperienze dell’anno e discutendo di progetti futuri.

Quest’anno sicuramente sarà differente per le restrizioni imposte, che ovviamente rispetteremo.  Considero tutto questo un investimento per il futuro. Fino a che avremo bella musica da ascoltare, non saremo mai veramente soli….

Arrivederci a presto, in Teatro!

Un sereno Natale a tutti.

r.v.

 

Fabio Mastrangelo

Cara Adria,

come sai, vivo da diciotto anni in Russia, dove il Natale “cattolico” non viene festeggiato, essendo la nazione per la maggior parte di religione ortodossa. Negli ultimi anni, vigilia e Natale li ho costantemente vissuti sul palcoscenico, dirigendo concerti. Dunque, anche l’iniziale senso di privazione delle mie tradizioni si è mano mano affievolitoi.

In Russia ha preso il sopravvento la celebrazione “civile” del Capodanno. Questo sottintende cenoni di proporzioni epocali e riunioni di famiglia con amici. Con due settimane di ritardo, secondo il tradizionale calendario ortodosso a cui mi sono adeguato, si festeggiano vigilia e Natale, il 6 e 7 gennaio. Insomma: in ritardo, ma toccherà anche a me.

Buone feste a te e a tutti i lettori!

                        f.m.

 

Giacomo Puccini

Maestro, mi scusi se la disturbo un’altra volta…

“Chi è lei?”

Ci siamo incontrati un po’ di tempo fa…

“Ah, sì, rammento: ma ‘un l’ha capito che qua il tempo non esiste, gliel’avevo pur detto…”

Si, certo, mi perdoni, ma insomma…

“Ma insomma che la vole?

Ecco, ho chiesto a tutti i miei intervistati di dirmi due parole sulle prossime feste, Natale e Capodanno, e vorrei che anche lei…

“Ma ‘un lo sa che il vostro Festeggiato laggiù… qua non festeggia proprio niente? ma se lo figura soffiare sulla torta 2020 candeline? Il Natale, che fatica, pensare ai regali da fare: be’, riceverli invece… ne ho sempre avuti tanti di regali, mica solo a Natale!

E Capodanno, poi, Capodanno… Qui ‘un c’è né fine né capo, e ‘un c’è neppure l’anno, noi si sta qua e basta! Se avessi costì un pianoforte le comporrei un canto da portare ai suoi amici di laggiù, come regalo!”.

Grazie, lo considero come fatto, basta il pensiero!

“Ecco, faccia i miei auguri a tutti quelli che ci leggeranno, e, mi raccomando, ascoltate tutti tanta musica e cantate, cantate!”.

 

Mi allontano dal Maestro, obbediente, canticchiando “Vissi d’arte, vissi d’amore”…

Andiamo verso il nuovo anno, sperando che sia davvero “nuovo” e non riciclato!

Buone Feste e, soprattutto, Buon Anno!

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