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Se silenziano anche il canto nelle scuole

by Redazione

Diciamocela tutta, questo periodo di lockdown non è stato il massimo per nessuno. Tanti hanno avuto ripercussioni anche gravi dal punto psicologico, oltre che ovviamente economico e sociale. Si attende comunque una ripresa, che sembra ancora molto timida rispetto alle aspettative. Un problema che riguarda la cultura però, è  la non attenzione da parte dei tecnici a guardare allo spettacolo come fonte di rinnovamento ma solo -ovviamente, per il ruolo- a un suo potenziale rischio per la salute. Questo è il problema della medicalizzazione della società, dove tutto deve essere soggetto a regole di distanziamento ma niente vale la pena di essere coltivato per lo spirito, vedi la bellezza.

Il Comitato Tecnico Scientifico ha quindi stilato delle regole, regole che vanno a tangere il benessere psicofisico delle persone; perché è vero che ci vuole prudenza, ma che senso ha vietare in classe la pratica del canto, nella culla del belcanto stesso? L’Italia può vantare grandi esperti ma soprattutto può fregiarsi di tante piccole realtà che accolgono e accrescono la musica ogni giorno.

Ovviamente qui non si tratta della prevenzione ma della formazione culturale di un popolo. Non c’è niente di più aggregativo per i ragazzini di cantare tutti insieme qualcosa o di recitare in uno spettacolo o anche di suonare all’interno di un’orchestra. Queste attività non impongono poi lo studio nè di uno strumento nè di proseguire con una carriere canora o musicale ma sono,indubbiamente, un bagaglio prezioso dell’essere umano in piena educazione come è per esempio lo sport.

Vietare il canto a scuola sarebbe quindi davvero controproducente, soprattutto perché forse si sarebbero potute studiare delle regole specifiche come del resto hanno fatto gli altri paesi.

Eppure è così, niente canto a scuola. Nella nota nel CTS sul rientro, nel dire “niente mascherine in classe”, si è sfavorevolmente espresso il CTS: “Nell’ambito della scuola primaria, per favorire l’apprendimento e lo sviluppo relazionale, la mascherina può essere rimossa in condizione di staticità con il rispetto della distanza di almeno un metro e l’assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione (es. canto) – si legge nella nota del comitato – Nella scuola secondaria, anche considerando una trasmissibilità analoga a quella degli adulti, la mascherina può essere rimossa in condizione di staticità con il rispetto della distanza di almeno un metro, l’assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione (es. canto) e in situazione epidemiologica di bassa circolazione virale come definita dalla autorità sanitaria”.

 

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