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”Pose”: serie-manifesto della ball culture

by Valerio Boffardi

“Pose”, serie televisiva prodotta da FX e diretta da Ryan Murphy -già noto per ‘’American Horror Story’’- è un prodotto che segna uno spartiacque nella storia dell’intrattenimento televisivo: per la prima volta, quasi tutto il cast è composto da attrici transgender.

L’ambientazione, almeno per quanto riguarda la prima stagione, è quella della New York del 1987. I personaggi fanno parte di una comunità emarginata per due motivi: non solo sono solo transessuali o gay, ma sono anche di etnia latina o afroamericana. Per questo, una volta ripudiati dalle famiglie di origine, si sono aggregati in nuovi nuclei familiari. A capo di ogni casa, vi è una madre, che rappresenta la guida economica e psicologica dei suoi protetti.

Al centro della vita sociale dei membri delle famiglie, vi sono le ball, competizioni notturne a colpi di sfilate e passi di danza. La trama prende il via quando Blanca (Mj Rodriguez), si ribella ai modi dispotici della propria madre, Elektra (Dominique Jackson). Quest’ultima, vera e propria icona della ball culture, rappresenta la figura materna opprimente, incapace di esortare i propri figli in maniera positiva, e ossessionata dal voler emulare lo stile di vita delle ricche donne bianche. Come in ogni dinamica familiare che si rispetti, Blanca prende la propria strada e fonda la Casa Evangelista.

La serie prosegue così su un doppio binario: da un lato, la sfida tra le case, basata ogni volta su una nuova tematica, dall’altro, le storie interne alle singole case, capaci di emozionare e commuovere. Al centro delle varie storyline, avremo Angel (Indya Moore), che cercherà di passare dalla prostituzione alle passerelle, affrontando i pregiudizi dell’ambiente della moda; Damon (Ryan Jamaal Swain), che ha il sogno di diventare ballerino; Pray Tell (Billy Porter), figura chiave dell’intera serie, che organizza e guida le ball.

La sfida al centro di ogni episodio assume così un valore aggiunto: coi suoi colori sfavillanti e costumi estrosi, non è solo una gioia per gli occhi, ma diventa occasione di riscatto dei personaggi, di giorno esclusi dal benessere economico e dal riconoscimento sociale, la notte, invece, al centro dell’attenzione.

Nella seconda stagione, dopo un salto temporale di tre anni, la serie alza il tiro e si concentra sull’esplosione dell’AIDS. Commovente vedere come, nonostante le rivalità tra le varie famiglie, queste si ritrovino a darsi forza l’una con l’altra di fronte all’avanzare di quella che è stata una delle parentesi più dolorose degli anni novanta.

Diversi i momenti drammatici che metteranno a dura prova i personaggi: dalla morte dei propri amici, alla scoperta di essere sieropositivi, tutto viene affrontato da vari punti di vista e senza scadere nella retorica. Ma, anche di fronte all’avanzata dell’HIV, le danze non si fermeranno, e sarà ancora nelle ball che si cercherà la rivincita, al punto da esibirsi anche sulla sedia a rotelle.

Come è lecito aspettarsi da una serie del genere, la colonna sonora è di alto livello e parte del tessuto narrativo: Chaka Khan, Janet Jackson, Kate Bush, Grace Jones, Mariah Carey, Diana Ross, Sade, Tina Turner, Simply Red e, ovviamente, Madonna, con la sua ”Vogue”, vero e proprio manifesto del vogueing, la danza tipica delle ball e, ancora oggi, canzone simbolo di quella cultura.

Non poche volte, lo spettatore si ritroverà ad aggiungere alla playlist canzoni degli anni ottanta e novanta, ricordando i tempi andati o, nel caso dei più giovani, scoprendo successi del passato. In Italia, le prime due stagioni sono disponibili su Netflix.

In attesa della terza, di cui sono già partite le riprese, ‘’Pose’’ merita davvero una visione: per la sua profondità, per il suo elogio all’inclusività, per la sua capacità di raccontare delle storie importanti facendoci ridere, piangere e, non ultimo, ballare.

 

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